Il progetto si inserisce nella linea della strategia che punta alla creazione dell’Open Innovation Center, istituzione fortemente innovativa in Oltrepò, di natura marcatamente sperimentale con cui una serie di centri di competenza esterni si pongono al servizio del tessuto produttivo locale, in una relazione di cooperazione continua e significativa nel tempo. Gli Open Innovation Center sono nuovi sistemi di relazioni organizzate, incentrati sulla produzione e diffusione di conoscenza e sulla contaminazione reciproca tra centri di competenza ufficiali, imprese e comunità di pratica dell’innovazione. Il suo carattere di “apertura” consente un più libero accesso a programmi di innovazione e trasferimento tecnologico da parte di soggetti con esigenze diverse (imprese innovative e tradizionali, start up, consulenti, dipartimenti universitari).
L’Oltrepò Pavese è un’area a fortissima vocazione vitivinicola: la superficie vitata del territorio AttivAree è superiore ai 9.000 ha e coinvolge 2.000 aziende. L’area e il comparto al suo interno si trova a fronteggiare due sfide rilevanti nel futuro prossimo: l’abbandono di una percentuale sempre maggiore di fondi – in quanto meno produttivi – che implica un indebolimento della stabilità dei versanti ed aumento del rischio idrogeologico; i cambiamenti climatici che spostano verso altitudini maggiori l’areale di produzione della vite, rendendo così necessaria la raccolta di dati ed informazioni sul potenziale del vitivinicolo sopra i 700 metri e l’adattamento di antichi vitigni alle nuove condizioni.
L’intervento comprende azioni articolate di R&S sperimentale, prove, consulenza e formazione sul tema della sostenibilità ambientale delle colture e della tipicità delle produzioni viticole. Le azioni di R&S applicata riguardano infatti l’interazione tra coltivazione e stabilità dei versanti (anti dissesto idrogeologico) e la valorizzazione di collezioni di vitigni autoctoni dell’Oltrepò Pavese (indicativamente e sulla base delle disponibilità di barbatelle: Moradella, Mornasca, Croà, Ughetta di Canneto, Uva cascina, Vermiglio, Rossarone, Besgano, Verdea, Uva rara), ormai non più coltivati, ma già recuperati, registrati o in corso di registrazione, coinvolgendo tutte le strutture e gli enti territoriali titolari-ex lege e competenti in materia. La loro diffusione è finalizzata anche a costruire su di essi collezioni visitabili da inserire in pacchetti di offerta di turismo enogastronomico.